Coronavirus. I consigli dello psicologo

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CHE COS’È IL CORONAVIRUS (COVID-19)

I coronavirus (CoV) sono una vasta famiglia di virus che provocano patologie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi come la sindrome respiratoria mediorientale (MERS-CoV) e la sindrome respiratoria acuta grave (SARS-CoV).

Il coronavirus (COVID-19) è un nuovo ceppo che è stato scoperto nel 2019 e non è stato precedentemente identificato nell’uomo.

I coronavirus sono zoonotici, nel senso che vengono trasmessi tra animali e persone. Indagini dettagliate hanno scoperto che SARS-CoV è stato trasmesso dagli zibetti (o “gatto civetta”) agli umani e MERS-CoV dai cammelli dromedari agli umani. Numerosi coronavirus noti circolano in animali che non hanno ancora infettato l’uomo.

I segni comuni di infezione includono sintomi respiratori, febbre, tosse, respiro corto e difficoltà respiratorie. Nei casi più gravi, l’infezione può causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale e persino la morte.

Le raccomandazioni standard per prevenire la diffusione dell’infezione comprendono il lavaggio regolare delle mani, la copertura della bocca e del naso quando si tossisce e starnutisce; la cottura accurata di carne e uova. Evitare il contatto ravvicinato con chiunque mostri sintomi di malattie respiratorie come tosse e starnuti.


CORONAVIRUS E GESTIONE DELLO STRESS

Il delicato momento che stiamo attraversando come esseri umani può essere fonte di forte stress emotivo, mentale e fisico.
Imparare a far fronte allo stress e a gestire l’ansia può rendere più forte te, le persone che ami, e l’intera comunità.

Ognuno reagisce in modo diverso agli stimoli stressanti.
Il modo in cui reagisci ad uno stimolo stressante può dipendere dalla tua storia personale, dal tuo carattere, dalla tua filosofia di vita, dal contesto sociale e culturale in cui sei inserito.

Le persone che in questo momento possono essere maggiormente in difficoltà nel trovare efficaci strategie di adattamento allo stress includono:

  • Anziani e persone con malattie croniche dell’apparato respiratorio: condizioni che espongono maggiormente al rischio nel caso di contrazione dell’infezione da COVID-19
  • Bambini e adolescenti
  • Persone che stanno fornendo aiuto di carattere sanitario: medici, infermieri, operatori sanitari
  • Persone con disagi connessi alla salute mentale
  • Persone dipendenti da sostanze

Se tu o qualcuno a cui tieni vi sentite sopraffatti da emozioni come tristezza, depressione o ansia, o sentite di voler far del male a voi stessi o agli altri, non esitate a chiedere aiuto al vostro medico.

Le manifestazioni di stress durante l’attuale epidemia possono includere:

  • Paura e preoccupazione per la propria salute e la salute dei propri cari
  • Disturbi del sonno o del comportamento alimentare.
  • Difficoltà di concentrazione
  • Peggioramento dei problemi di salute cronici
  • Aumento dell’uso di alcol, tabacco o altre droghe
  • Manifestazione o recrudescenza di sintomi connessi ad ansia, depressione, fobie, attacchi di panico, evitamento sociale.

Le persone con problematiche di salute mentale preesistenti dovrebbero continuare con il loro trattamento ed essere consapevoli dei sintomi nuovi o in peggioramento.


CONSIGLI PER TE

  • Prenditi una pausa dalla paura. Devi essere consapevole e prudente, ma non puoi vivere nel terrore. Vivere in perenne stato di allarme mette a dura prova il tuo sistema neurovegetativo (lo stato nervoso autonomo, che agisce a prescindere dalla tua volontà). Le manifestazioni vegetative connesse ad uno stato di allarme includono l’accelerazione della frequenza cardiaca, l’aumento della pressione sanguigna, l’aumento della sudorazione, la vasodilatazione cutanea. Predispongono l’organismo a reazioni di attacco o di fuga di fronte ad un pericolo imminente. Producono ormoni particolari (adrenalina, noradrenalina e cortisolo) che aumentano il livello di stress del sistema immunitario e ne indeboliscono la funzione protettiva.
  • Sii informato, ma non dedicare tutto il tuo tempo a leggere o ascoltare notizie sulla pandemia. Prenditi una pausa dall’ informazione dilagante; stai per un po’ alla larga dai media, inclusi i media sociali. Ascoltare e leggere continuamente notizie, non sempre attendibili, e vedere continuamente immagini allarmanti può essere sconvolgente. Non migliora la tua consapevolezza sul fenomeno, non contribuisce alla prevenzione, non tutela la tua salute emotiva e mentale.
  • Trova il tempo di rilassarti. Prova a svolgere alcune attività che ti piacciono. Ti ricordi di quanto ti piacevano il bricolage, il giardinaggio, la lettura, la pittura, la musica, il cinema, la collezione di tappi di bottiglia, la playstation? Bene, riprendile in considerazione. E’ il momento giusto.
  • Prenditi cura della tua mente del tuo spirito. Può essere il momento perfetto per imparare esercizi di respirazione, di rilassamento, di meditazione e di mindfulness.
  • Abbi cura del tuo corpo. Sei chiuso in casa e credi che sia il momento giusto per sperimentare torte alla maionese e mascarpone? Sbagliato. Assumi pasti sani ed equilibrati. Fai regolarmente attività fisica, dormi molto ed evita alcol e droghe.
  • Rimani in contatto con gli altri esseri umani. Parla con le persone di cui ti fidi delle tue preoccupazioni e di come ti senti. Ma ancora di più, cerca di dare continuità alla tua vita sociale. Hai pensato alla possibilità di cenare stasera in compagnia dei tuoi migliori amici utilizzando un collegamento Skype?

Chiama il tuo medico o il tuo psicologo se lo stress ostacola le tue attività quotidiane per diversi giorni di seguito.


CONSIGLI AI GENITORI

Bambini e adolescenti reagiscono ad un evento stressante fondandosi, almeno in parte, sulla base delle reazioni degli adulti di riferimento. Se sei un genitore, un insegnate, un operatore sanitario e riesci a conservare un atteggiamento calmo e fiducioso, puoi fornire il miglior supporto possibile ai bambini di cui ti prendi cura, e ai tuoi figli.

Non tutti i bambini e gli adolescenti reagiscono allo stress allo stesso modo. Alcuni segnali comuni da tenere d’occhio includono

  • Pianto o irritazione eccessivi nei bambini più piccoli
  • Ritorno a comportamenti superati, appartenenti a fasi evolutive precedenti (cambiamento dei comportamenti alimentari, perdita di un già raggiunto controllo degli sfinteri – farsi la pipì addosso, bagnare il letto, problemi connessi alla defecazione )
  • Troppa preoccupazione o tristezza o irrequietezza
  • Disturbi alimentari
  • Cambiamento del ritmo sonno – veglia
  • Irritabilità e comportamenti “istrionci” negli adolescenti
  • Scarso rendimento scolastico o evitamento della scuola
  • Difficoltà di attenzione e concentrazione
  • Evitamento di attività che in passato hanno procurato piacere
  • Mal di testa inspiegabile o dolori generalizzati al corpo
  • Uso di alcol, tabacco o altre droghe

Ci sono molte cose che puoi fare per sostenere tuo figlio

  • Ascolta tuo figlio. Dedica del tempo per parlare con lui dell’epidemia di COVID-19. Rispondi alle sue domande. Permetti a tuo figlio di capire.
  • Rassicuralo. Fagli sentire che può sentirsi protetto, ed è al sicuro. Rassicuralo sul fatto che sentirsi un po’ turbato è del tutto naturale. Ma che insieme potete affrontare il turbamento. I vostri figli vi osservano. Permettete loro di imparare dal vostro comportamento. Il vostro senso di fiducia e ottimismo rappresenta la migliore tutela possibile per la stabilità emotiva dei vostri figli.
  • Limita l’esposizione della tua famiglia al bombardamento di notizie sull’evento, incluse quelle provenienti dai media sociali. I bambini possono fraintendere ciò che sentono e possono essere spaventati da qualcosa che non capiscono.
  • Prova a tenere il passo con le routine regolari. Se le scuole sono chiuse, crea un programma per attività di apprendimento e attività che siano rilassanti o divertenti.
  • E, di nuovo: sii un modello. Fai delle pause, dormi molto, fai esercizio e mangia bene. Connettiti con i tuoi amici e familiari. Dai un senso di continuità alla tua vita e a quella dei tuoi figli.

CORONAVIRUS E OPERATORI SANITARI. LA FATICA COMPASSIONEVOLE, IL BURN OUT E LO STRESS TRAUMATICO SECONDARIO

Fornire aiuto di carattere sanitario (medico, psicologico, o infermieristico) all’emergenza COVID-19 può avere un forte impatto emotivo su di te. Ci sono alcune cose che puoi fare per ridurre le reazioni di Stress Traumatico Secondario (STS).

Tieni presente questo:


“La compassion fatigue (letteralmente la fatica compassionevole) è una condizione caratterizzata da una graduale diminuzione progressiva nel tempo del desiderio di prendersi cura, ovvero della compassione. I primi studi su questa condizione psichica hanno infatti definito la compassion fatigue come una vera e propria sindrome, comune tra i professionisti del settore sanitario che lavorano a stretto contatto con le vittime di disastri, traumi o malattie. La sindrome insorge acuta e improvvisa. Può essere scatenata anche da una sola esperienza percepita come particolarmente critica dalla persona che ne è colpita. La compassion fatigue è stata inizialmente studiata nel campo della traumatologia, dove è stata chiamata anche “costo della cura” come se fosse “il prezzo emotivo da pagare” per coloro che si prendono cura degli altri.


La fatica può manifestarsi in diverse forme, sentimenti e comportamenti, quali episodi di disperazione per le conseguenze sulla persona assistita, diminuzione delle sensazioni di piacere e della soddisfazione che un tempo si provava per la propria professione, stress e ansia costanti per l’accumulo di lavoro e dell’impegno che viene ora percepito insostenibile, insonnia o incubi e un atteggiamento negativo pervasivo che può portare a nervosismo, irritazione nei confronti delle persone che ci circondano, contribuendo a isolamento e chiusura emotiva.

Il dato di incidenza di questa sindrome all’interno delle professioni sanitarie può spaziare dal 16% all’85% a seconda del settore specialistico ma anche del complesso e della realtà in cui si opera. In uno studio del 2009, che coinvolge infermieri di diversi reparti, circa l’85% degli infermieri del pronto soccorso mostra sintomi di compassion fatigue (Hooper 2010).

Il burnout è un’ulteriore forma di compassion fatigue (Beck 2011; Ricard 2015), tra le più gravi e drastiche conseguenze della scarsa qualità di vita professionale nelle professioni d’aiuto, e comporta una totale perdita d’interesse nei confronti delle persone a cui il professionista dovrebbe rivolgere le proprie attenzioni e cure.

I segni di questa condizione possono inoltre sfociare in quello che viene definito Stress Traumatico Secondario (STS) o trauma vicario. Il nome deriva dal fatto che si tratta di ferite emotive derivanti dalla sola conoscenza di eventi traumatici esperiti da altri, per interposta persona. Questa condizione di forte carico emotivo e impegno percepito nella cura nascono in questo caso da un trauma subito da un’altro individuo, in seguito al tentativo di supportarlo. Lo STS si manifesta spesso con pensieri intrusivi e perdita del senso di prospettiva su pericoli e benefici, sbilanciando il focus percepito verso i pericoli. Ciò comporta la tendenza ad evitare qualsiasi situazione che possa ricordare o mettere nella condizione di ripercorrere con la mente quell’evento traumatico, poiché troppo doloroso da sopportare a livello psicologico”.


CONSIGLI AGLI OPERATORI SANITARI

  • Riconosci, con consapevolezza e senza senso di colpa, che tali manifestazioni possono riguardare chiunque aiuti gli esseri umani dopo un evento traumatico.
  • Impara a riconoscere i sintomi di carattere fisico (affaticamento, somatizzazioni, malattia) e mentale (ansia, paura, astinenza, senso di colpa).
  • Concedi a te e alla tua famiglia il tempo di rielaborare con calma lo stress connesso alla fase che stiamo attraversando.
  • Distribuisci temporalmente, in modo più personalizzato, i colloqui e gli incontri con i pazienti traumatizzati in modo da concedere comunque loro la totale attenzione, e garantirti un tempo e uno spazio per metabolizzare e riprenderti emotivamente (Trippany et al 2003);
  • Bilancia lavoro, svago e riposo; dedicati ai tuoi hobby, mantenendo viva la tua rete personale amicale e familiare. Consolida le tue strategie di coping contro lo stress, e creane di nuove (Trippany et al 2003; John Launer 1999).
  • Prenditi una pausa dal bombardamento mediatico sul COVID-19.
  • Chiedi aiuto se ti senti sopraffatto o preoccupato che il COVID-19 stia influenzando la tua capacità di prenderti cura di te, della tua famiglia e dei pazienti come hai fatto prima dell’epidemia. La supervisione, il lavoro di gruppo, la relazione con le altre figure dello staff, dell’equipe medica e del personale possono contribuire ad affrontare efficacemente il problema. (Dyregrov et al 1996, Lyon 1993).

Ulteriori suggerimenti per prenderti cura di te, come operatore sanitario, durante la risposta alle emergenze.


LE PERSONE SOTTOPOSTE A QUARANTENA O CHE NE SONO USCITE

Essere separati dalla comunità può costituire un evento traumatico e stressante, anche se non si contrae alcuna malattia. Tutti coloro che vengono sottoposti ad uno stato di quarantena, o che ne sono usciti, sperimentano stati emotivi di disagio, ansia e stress.


Manifestazioni frequenti

  • Emozioni contrastanti, che includono uno stato di sollievo ma anche un senso di colpa.
  • Persistenza di uno stato di paura e preoccupazione per la propria salute e la salute dei propri cari.
  • Stress connesso all’esperienza di automonitoraggio o di monitoraggio da parte di terzi relativamente al proprio stato di salute.
  • Tristezza, rabbia o frustrazione perché amici o persone care manifestano la paura, per quanto infondata, di poter essere contagiate da te – anche se la diagnosi stabilisce che non hai mai contratto l’infezione da coronavirus.
  • Senso di colpa per il fatto di non poter svolgere le normali attività lavorative o le mansioni genitoriali durante la quarantena.
  • Altri cambiamenti realtivi allo stato di salute emotiva o mentale

I bambini possono anche sentirsi turbati o provare altre forti emozioni se loro, o qualcuno che conoscono, è stato rilasciato dalla quarantena.



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